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La scrittura

Passato un anno dalla morte di Ghigo, dopo una prima fase piena di emozioni, i toni della situazione si schiarirono, non che si fosse tornati alla normalità, ma la vita aveva ripreso il suo corso, come un fiume che, superato un ostacolo, va dove deve andare.
Purtroppo anche i miei problemi rimasti sopiti per qualche tempo, riaffiorarono, gli attacchi di panico ripresero e ricominciai a soffrire di ansia.

Trovavo un po’ di conforto nel cammino spirituale che avevo intrapreso, ma non mi sentivo serena, mi sembrava di nuovo che la vita mi sfuggisse dalle mani.
Per lavoro dovevo andare tutte le mattine in una località, fuori cittaàe, percorrendo il tragitto, colta improvvisamente da uno dei miei attacchi, erano piuàle volte che mi fermavo, o che terrorizzata tornavo indietro, che quelle in cui riuscivo ad arrivare a destinazione “incolume”. Era davvero invalidante e deprimente.

Il secondo Natale e il secondo capodanno, da quel famoso 22 agosto, passarono, eravamo nel 2000, alle soglie del terzo millennio, ed io mi sentivo ancora come sempre.
Cercavo di avere altri interessi e, devo ammettere che trovavo tanto sollievo, sopratutto quando andavo a trovare Massimo e Maria, e mi immergevo in quell’atmosfera di pace e di tranquillitaàdove, tutto mi parlava dei nostri angeli e dell’amore di Dio.

Fu per questo che l’8 gennaio di quello stesso anno mi rivolsi a Lui con tutto il cuore.
Ero a casa da sola, e mi accingevo ad andare a trovare i miei amici, quando mi colse un fortissimo attacco di panico. La stanza mi girava intorno, barcollavo, respiravo a fatica, e cominciai a piangere disperatamente. Stavo toccando il fondo, non ce la facevo piuàa vivere così.
Mi inginocchiai per terra, e con il cuore in mano, chiesi aiuto a Dio. Gli affidai letteralmente la mia vita, gli chiesi di prenderla tra le sue mani, e di pensarci Lui, perchè da sola non ero capace di risolvere la situazione.
Erano tredici anni che lottavo e non ero riuscita ad ottenere che brevi periodi di apparente tregua. Non sapevo neppure quale fosse la cosa giusta da chiedere per la soluzione dei miei problemi, ma con la fede nel cuore, mi ripresi leggermente, e con tutta la forza che mi rimase, salii in macchina e mi avviai all’appuntamento..
Piuàtardi, a casa di Maria, come sempre, mi immergevo in quella atmosfera paradisiaca, dove non esiste soluzione di continuitaàtra terra e cielo.
Eravamo assorte nelle nostre solite meditazioni di carattere spirituale, mentre Massimo era in un’altra stanza in tutt’altre faccende affaccendato, ad un tratto, mi passoàaccanto e mi rivolse una domanda che mi colse di sorpresa: “Lori ma tu hai mai provato a scrivere? Beh! forse è arrivato il momento”.
Sinceramente, mi ritenevo talmente appagata da tutti i segni che il Signore mi aveva fatto avere, che non sentivo il desiderio di avere di più, ossia un contatto diretto con Ghigo. Ma sapevo che Massimo prendeva molto sul serio la sua esperienza e non era persona da considerarla una cosa da poco, soprattutto non avrebbe mai suggerito a qualcuno di scrivere, quindi pensai che, se mi aveva fatto quella domanda, in quel modo del tutto improvviso e casuale, doveva avere avuto una ispirazione, un impulso particolare, anche perchè non stava partecipando, assolutamente, alla conversazione tra me e Maria.
Non so perchè, ma sentii e decisi, spontaneamente, di seguire questa sorta di suggerimento, allora mi feci coraggio e tra l’incredulitaàe l’emozione, presi un foglio e ci appoggiai la penna, sotto lo sguardo attento di Maria. Dentro di me pensavo: “Figuriamoci se adesso questa cosa straordinaria capita proprio a me!”.
Sentivo la mano leggera, vidi che la penna appena appoggiata sulla carta comincioàa muoversi formando dei ghirigori, io sospettavo che si muovesse per la forza di inerzia del braccio. Poi, d’un tratto, la penna si fermoàal centro del foglio e comincioàa tracciare delle lettere, con una forza, assolutamente estranea alla mia volontà, in modo del tutto indipendente dai miei pensieri, ma in stato di mia totale coscienza. Stava succedendo qualcosa. Maria mi osservava meravigliata.

All’improvviso sentii delle parole formarsi nella mia mente, sentivo le pulsazioni del mio cuore fin dentro l’orecchio, le mie lacrime bagnavano il foglio, sapevo che Ghigo stava comunicando con me: “Ti sono vicino sono felice nella mia nuova vita con Cristo Gesuàe con Maria diàa mamma e papaàche sono molto amati quassuàLori non avere paura ti voglio bene sono sempre con voi Ghigo.” Queste furono le prime parole che mi scrisse. Lasciai cadere la penna e cominciai a singhiozzare. Era impossibile, era incredibile, non capivo piuànulla, Ghigo mi faceva arrivare le sue parole.

Si era fatta sera, in preda ad una emozione crescente, andai a casa, comunicai la cosa a Marco che rimase, a dir poco, stupefatto. Chiamai mamma e papà, quasi urlando, dissi loro che Ghigo era in contatto con me.
Attraverso i messaggi di Paolo, Ghigo tante volte ci aveva annunciato che era vivo e si sarebbe, presto, fatto vivo, ma davvero non pensavo a questa grazia straordinaria.

Spesso si era manifestato. Nella casa al mare, una volta, mamma ed io stavamo prendendo un caffè in terrazza e parlavamo di lui, quando, all’improvviso, una nuvola del suo profumo, inconfondibile, ci avvolse come in un caldo abbraccio. Era cosiàforte che anche mamma, che ha poco olfatto, lo avvertiàperfettamente. Ci guardammo e, commosse, capimmo che Ghigo era liàcon noi.

Così, tante altre volte, attraverso i sensi, Ghigo ci aveva fatto sentire la sua presenza dolce e amorevole, ma un contatto cosiàdiretto, cosiàtangibile come la scrittura, mi arrivoàcome una scarica a duemila volts.
Quando cominciai a scrivere fui travolta da miriadi di nuove sensazioni forti ed incredibili e non capii subito perchè avevo iniziato proprio quel giorno ed in quel modo.Soltanto oggi ho capito in tutta la sua interezza, che quel dono straordinario era stato il modo in cui il Signore aveva risposto alla mia preghiera, in cui Gli avevo chiesto di prendere la mia vita fra le Sue mani e di guidarla secondo la Sua volontà. 

In stato di perfetta coscienza e potere di discernimento, la scrittura avveniva attraverso una sorta di ispirazione spirituale, o meglio una sorta di dettato che si verificava attraverso una trasmissione di pensiero, una specie di locuzione interiore per mezzo della quale le parole di Ghigo affluivano nella mia mente in maniera corretta e ordinata in modo da formare componimenti precisi nella forma e nei contenuti. Essa era per me come un dialogo con mio fratello, il nostro amore era così forte da oltrepassare i confini della morte, era la dimostrazione che la forza di questo sentimento può tutto, se ci si affida totalmente a Dio, anche nei momenti di dolore.

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