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Il Dio che conoscevo

Da quando Ghigo è partito per il suo viaggio eterno, è iniziato dentro di me un cammino di scoperta, di rivalutazione e un desiderio di conoscere sempre di più chi è e come è il Dio di Gesù, Colui in cui credo. A volte nella mia vita, pensando a Dio, ho avuto paura. Associavo a Lui soltanto i concetti che avevo assorbito dall’educazione cattolica ricevuta a scuola o sentito dire nelle poche messe frequentate, ed erano quelli di sofferenza, di dolore, di rinuncia, di sacrificio, di penitenza, di senso di colpa, di sottomissione, ma pensavo anche a questo Signore onnipotente inconoscibile la cui volontà era sempre incerta, un Dio giudice e giustiziere, un Dio lontano, che lascia morire i suoi figli, che permette che accadano cose terribili, che, apparentemente, non agisce, ma se ne sta ad osservare che tutto si compia, non riuscivo a conciliare un Dio- Amore con questo Dio che mi era stato inculcato, e penso a quanti, ancora oggi lo vedono così e si chiedono ma è questo Dio, è questa la sua volontà ?

Per cominciare a conoscere Dio, per iniziare a convertire il cuore, bisogna partire o ripartire da Gesù, da quel Dio che ha rivelato, d’altronde ce lo ha detto anche Lui:"chi conosce Me conosce il Padre mio che è nei cieli".

La conversione nasce da un incontro personale con l'Amore la cui conseguenza è il cambiamento di rotta, è la trasformazione della vita.

C’è una frase di Paolo Curtaz che descrive molto bene il significato della conversione: "La "conversione", necessaria a chi crede di credere (ma anche a chi vuole cominciare a credere - dico io) è proprio quella di passare dal Dio che ha nella sua testa, al Dio che Gesù è venuto a manifestare definitivamente". ("Perché restare cristiani"- Paolo Curtaz -2011 Ed. Mondatori) E’ necessario tornare all’essenziale, ripulire la mente e il cuore da tutte le distorsioni del volto di Dio, oggettive e soggettive, che abbiamo prodotto o subito, solo in questo modo si può arrivare ad una sua maggiore comprensione.

Non basterebbe un libro per descrivere chi è e come è Gesù, ma solo osservando Lui possiamo scoprire come è Dio. Gesù è, come dice don Marco Pedron, di cui consiglio le catechesi davvero edificanti (Parole Nuove – la chiesa.it), un uomo in cui coesistono la profonda umanità e l’intima divinità.

Gesù è il modello a cui ispirarsi, ma non solo, è la Via, la Verità e la Vita. In Lui sta il fondamento dell’unificazione tra materia e spirito, l’incarnazione del divino nell’umano, non solo uomo, ne solo Dio, ma la perfetta coesistenza delle due realtà. E quale scoperta più grandiosa può esserci se non quella secondo la quale anche tutti noi siamo stati creati per essere fatti a Sua immagine e somiglianza, anche in noi, piccolissimi esseri, esiste la stessa scintilla divina, e che se la lasciamo emergere diventeremo capaci del suo stesso amore e in grado di produrre, insieme a Lui, cambiamenti straordinari in noi e negli altri. Io credo che Gesù è vero Dio e vero uomo, lo credo per fede, non è un fatto dimostrabile, come invece è stata dimostrata la sua realtà storica, perché Dio si propone oggi, come allora, ma non si impone, resta nascosto confidando nella nostra risposta, propone il suo amore misericordioso, ma lascia a noi la decisione se accoglierlo oppure no, e come dice Curtaz:"se Dio fosse evidente, non saremmo liberi di scegliere" (("Perché restare cristiani"- Paolo Curtaz -2011 Ed. Mondatori).

Sto scoprendo che Dio è nascosto dentro di me, dentro di te, è il "Dio con noi" e che lo possiamo incontrare proprio nel momento in cui lo lasciamo emergere e prendiamo la decisione di dargli più spazio nella nostra vita, di scoprirlo, allora si rivela, si rende raggiungibile, sperimentabile. Allora scopriamo che lui non era quello che pensavamo, è un Dio tenero e vicino, semplice e sorprendente, complice e soccorritore, fedele e immutabile nel Suo amore per te.

Uno dei motivi che, fino ad ora, mi ha fatto esitare ad affidarmi totalmente a Dio è stata la paura della sofferenza che pensavo di dove affrontare aderendo alla sua volontà. Quanti pensano: " E se mi affido a Dio e poi mi manda una prova, un dolore, una difficoltà?". Invece ho scoperto, tra le altre cose, che proprio sollevarmi dal mio dolore era parte della sua volontà. Il dolore per la morte di Ghigo, è stato alleviato, enormemente, dall’incontro con il suo amore.

Il giogo della vita è molto più pesante se portato tutto sulle nostre spalle. Dio è venuto ad incarnarsi in Gesù, proprio per dirci che si è reso raggiungibile, per aiutarci nel cammino verso la salvezza, sia spirituale che fisica, per sostenerci e fortificarci. Dio, attraverso Gesù, è venuto a dirci come fare per essere finalmente uomini e donne realizzati, è venuto a dirci come aiutarlo per portare a compimento il suo progetto di salvezza in noi e intorno a noi. Ma Egli opera nella nostra esistenza nella misura in cui noi ci apriamo a Lui: "Il Signore sperimenta il grado di accoglienza dei cuori e si dona in base ad esso, perciò spingo senza sosta affinchè tu lo accolga, finalmente, Tutto, proprio per essere pienamente utile ai Suoi piani unici" (messaggio del 21 luglio 2010)

Si, ma la sofferenza c’è sempre, direte voi, è vero, però non è la stessa cosa se permettiamo a Lui di agire, di lavorare nel nostro cuore.

" Stai pensando a tutta la sofferenza che non viene mai a mancare? Polly, soffrire nella vita è come mangiare, dormire, bere, rientra nella misura materiale che è stata condannata dal primo peccato alla rovina che muove tutta la materia, ma questa condizione non intacca lo spirito che , anzi, rinvigorito dalla fede, dall'amore e dalla speranza guarisce anche il corpo. Se lo spirito si fortifica nella fede certamente anche il corpo ne subirà gli effetti positivi e parteciperà della salvezza insieme allo spirito del quale è l'incarnazione. Polly puoi felicemente dare ragione ad un misero angelo venuto dal Cielo, che serve Dio nella sua missione di messaggero d'amore, accogliendo e raccogliendo, come un bellissimo fiore, Gesù. Sarà questo fiore a dare alla tua vita, come a quella di chi lo accoglierà nel proprio cuore, tutti i doni di cui si ha bisogno per vivere nella pace, nella gioia e senza paura".( messaggio del 11 maggio 2006) Il primo peccato altro non è che il nostro distacco da Dio, dal suo progetto, abbiamo creato un vuoto dentro la nostra anima e continuiamo a non volerlo riempire con il Suo tutto, questo è causa di sofferenza, di depressione, di insoddisfazione continua, della continua ricerca di senso in esperienze che spesso un senso non ce l’hanno.

Eh si ma allora che dire di tutto il male che c’è nel mondo? Credo che nel mondo ci siano anche tanto bene e tanta bellezza, basta saperli vedere, si dice che fa molto più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. E per quanto riguarda il male, beh, penso che dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Grandissima parte del male che sperimentiamo, direttamente o indirettamente, è causato dall’uomo che ha scelto e continua a scegliere di non aderire al progetto per il quale è stato creato, e ha disatteso e disattende, così, le aspettative di Dio, perché, francamente, credo che se Dio ci ha messi al mondo un motivo ci sarà. E quale se non usare il nostro cuore, la nostra mente, i nostri occhi, le nostre mani, per rendere il mondo migliore, o meglio, riportare il mondo al progetto iniziale. Dio vuole la nostra collaborazione, così come chiama una madre a collaborare alla creazione di un essere umano, allo stesso modo chiama gli uomini a collaborare perché la storia di salvezza dell’umanità si compia, e, nonostante tutto, Egli si fida ancora di noi e per fortuna la sua pazienza è illimitata, ma aspetta il nostro si.

Siamo stati investiti di un compito grandioso, che stiamo rendendo misero e distruttivo con la nostra ottusità, con la nostra ostinazione a fissare lo sguardo verso il basso dei nostri istinti egoistici e non, invece, verso la luminosità di un progetto che Dio ha in mente sin dal principio e del quale ci ha resi destinatari, ma che continuiamo a non voler vedere.

Al contrario scoprire che siamo chiamati a cooperare per la realizzazione del Regno, cioè del suo progetto di amore sull'umanità, ci da la misura del nostro valore agli occhi di Dio, che ci ha fatti a sua immagine, cioè in grado di produrre il suo stesso amore. Da questo investimento nessuno è escluso ne bianchi, ne neri, ne ricchi, ne poveri, ne sani, ne malati, ne santi ne peccatori, insomma nessuno perchè tutti siamo amati nello stesso unico modo dal Padre nostro. Come dice sant’Agostino, "Dio ci ha fatti per Lui e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in Lui".

C’è un progetto di salvezza per ogni uomo, che si può iniziare a compiere già sulla terra, non è necessario aspettare di morire per passare, come si dice, "a miglior vita". La vita migliore ci attende già qui nella nostra quotidianità, nella vita che stiamo vivendo ora, nei nostri limiti e nelle nostre potenzialità, nei nostri dolori e nelle nostre gioie, o come dice don Marco Pedron, nella nostra luce e nella nostra non-luce. In ognuno di noi esistono luce e tenebra e il Signore vuole farci arrivare ad essere luce, ma il percorso è lungo e passa per l’accettazione, il perdono, la tolleranza di se e degli altri, senza voler estirpare, a tutti i costi, la "zizzania" che è in noi e fuori di noi, prima del tempo, perchè si rischia, come dice Gesù nella parabola, di estirpare anche il grano buono e sarebbe dannoso, lasciamo fare a Dio il suo lavoro in noi e, attraverso noi, nel mondo, alla fine la luce, che ancora non risplende, risplenderà, in questo consiste il Suo progetto.

Ma penso che non possiamo farcela da soli senza immergerci in quella forza grandiosa che guarisce, che libera, che rigenera la vita e ci realizza che è l’amore. Questo Amore è Gesù, è Lui che da senso alla nostra vita, e come tale, anche se spesso non lo ammettiamo, abbiamo bisogno che Lui ne faccia parte. Personalmente io do all’amore il nome di Gesù, ma poiché penso anche che questa forza incommensurabile che proviene da Lui, non possa essere ingabbiata in schemi e categorie mentali ma è libera di esprimersi dove e come vuole, credo che ovunque ci sia amore autentico, ovunque una vita cambia e si migliora, lì sta operando il Signore, che sia nella vita di un credente, di un agnostico, inconsapevolmente, in quella di un ateo, nella vita di un santo o di un peccatore, questo progetto di salvezza è per tutti.

Sempre con le parole di don Marco Pedron:"Chiunque cerca la verità, la ama, e per lei si gioca in prima persona, dovunque sia, viene da Dio. Dio è anche negli altri tanto quanto in me. Dio è anche in chi non si definisce cristiano. Chiunque fa il bene viene da Dio: "Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome, non perderà la sua ricompensa" (9,41). Non c’è un unico modo per vivere. Non c’è un unico modo per essere religiosi, né per arrivare a Dio. Esistono molte vie. Ciò che conta non è se "sono come le nostre" ma se trasudano di verità, di ricerca, d’amore. Se sono così, anche se non hanno quel nome, sono cristiane".

Basta pensare a figure come Gandhi, o ai tanti uomini moderni che, nonostante non si definiscano cristiani, hanno fatto del dono di sé la loro bandiera distintiva, mi vengono in mente nomi come Gino Strada o Malcom X, per citarne alcuni. Nel Vangelo, stesso, abbiamo, tra gli altri, l’esempio, stupendo, del buon samaritano il quale non era certo uno dei seguaci di Gesù, ma, senza dubbio, ha incarnato, perfettamente, la sua parola.

E vorrei concludere con un'altra frase di Paolo Curtaz, in cui mi ritrovo: "Se Gesù è vero Dio può condurmi a Dio con verità e pienezza, è lui la strada maestra per conoscere il senso della vita. Se Gesù è vero uomo può insegnarmi a diventare finalmente uomo".



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