La parola idolo deriva dal greco eidolon (immagine) , eidos (aspetto/figura), eido (vedo), perchè nell’idolo vediamo in qualche modo la cosa di cui esso è l’immagine. (etimo.it) Idolo è un oggetto o immagine, o persona o cosa venerata, elevata a divinitaàe come tale adorata. In un mondo dove impera la cultura della visibilitaàe del possesso, l’idolatria è costume, e avere una gestione equilibrata e convincente dei veri valori nella propria vita e nell’educazione delle nuove generazioni, è un impresa titanica.
Un bambino che nasce è un terreno sano, immacolato e incontaminato e tale dovrebbe conservarsi perchè tutti i suoi elementi crescano in salute e in equilibrio, invece ben presto il pericolo in agguato è che la corruzione, la falsità, l’illusione del mondo vadano a macchiare quel meraviglioso spazio vitale che tutti abbiamo attraversato, che è l’infanzia, e una volta che questa infiltrazione accade, intaccherà, in seguito, anche il terreno dell’adolescenza, poi dell’etaàadulta, condizionando non solo la propria esistenza ma anche quella degli altri, a meno che non si intervenga, tempestivamente, ad infondere in quei giovani cuori un valore che è il valore per eccellenza, la fiducia. La fiducia in se stessi per cioàche sono e ancora di piuàla fede in Dio, il solo che ci fa sentire importanti cosiàcome siamo.
Quando negli adulti è forte la tendenza ad avvalorare cioàche si riesce ad ottenere nella vita in termini materiali come oggettivitaàindispensabile al proprio valore esistenziale, cioè semplicemente, sei cioàche possiedi, anche i piccoli svilupperanno la stessa tendenza.
Purtroppo questo pericolo esiste anche laddove i genitori siano persone la cui cultura sposa la filosofia dell’essere e non dell’avere, perchè in gioco ci sono forze difficili da neutralizzare.
Quanti genitori hanno sentito i loro figli ancora piccoli, piantare grane interminabili per ottenere questo o quell’oggetto visto al compagno di scuola o all’amico, adducendo come motivazione che se non ce l’avranno anche loro, allora saranno e si sentiranno considerati diversi, non accettati, esclusi? Allora il meccanismo mentale che si insinua in loro è: “ se avroàquella cosa la mia vita cambierà, saraàmigliore, saroàaccettato, avroÌ€ l’attenzione degli altri, divento visibile, esisto, altrimenti saroàuno qualsiasi, non visto, non considerato, semplicemente, non esisto”. Cosiàquel dato oggetto diventa un idolo, si trasferisce su di esso un significato abnorme e distorto, si proietta su di esso un falso valore di indispensabilità. Questo meccanismo diabolico, oggi sembra, davvero avvalorato dal fatto che se non si è in possesso dell’ultimo iphone, dell’ultima versione dell’ipad, dell’ultimo modello di play station, non si è omologati alla società, non si è nessuno, prova ne è cioÌ€ che si è verificato durante l’apertura del nuovo negozio Trony a Roma, una corsa all’acquisto che ha paralizzato, realmente, la città. Oggi se ancora giri con la vecchia auto di tuo padre, se ancora maneggi tra le mani un telefonino vecchia generazione, se vai in giro con abiti non griffati, beh è meglio che ti ritirinell’isolamento di casa tua.
Purtroppo questa cultura della visibilitaàe del possesso, sembra una piaga inevitabile, e lo sforzo sovrumano che io stessa, come madre, mi trovo a fare è quello di convincere mio figlio a vedere le cose da altri punti di vista, a fargli osservare l’esistenza di realtaàdiverse da questa. Cerco di fargli capire che non dobbiamo dare la nostra vita a cioàche ci hanno fatto pensare, illusoriamente, possa cambiarcela. Esiste soltanto una persona in grado di migliorare la nostra vita senza pericolo di smentita ed è il solo che la vita non ce la prende ma ce la da, Dio.
Quante volte ci sentiamo delusi nel corso dell’esistenza? Ma se ci sentiamo delusi, inevitabilmente, è perchè prima ci eravamo illusi di qualche cosa. Avevamo riposto la nostra fiducia in qualche cosa che poi, l’ha tradita, invece di riporla nell’Autore della vita, Colui che crea e comunica il bene e l’essere , il benessere e che non tradisce.
Dobbiamo insegnare ai nostri figli che se puntano la loro esistenza sulle promesse che fa il mondo, resteranno, il piuàdelle volte, delusi. La brama di ottenere cose che consideriamo necessarie per rendere la vita migliore ci introduce in un meccanismo infernale che ci porta ad una insoddisfazione continua, proprio perchè non è in queste cose che sta il senso esistenziale, è un circolo vizioso che ci prende la vita.
Pensare che essa possa cambiare se riusciremo ad avere quell’oggetto, se riusciremo a far quella vacanza, se riusciremo a comprare quella macchina, se avremo tanti soldi da spendere, se riusciremo a diventare capoufficio o se riusciremo a toglierci dieci anni grazie ad un lifting, insomma se pensiamo di investire la vita su questo tipo di conquiste, alla fine saranno queste ultime ad investirci e travolgerci. In che modo? Rendendoci schiavi.
Saremo schiavi del possesso e del successo, c’è chi si indebita pur di avere certi beni materiali, e non parlo di quelli di prima necessità, ci sono beni verso i quali siamo, sottilmente, diretti, inebetiti da tv e media, che vengono utilizzati per direzionare le nostre scelte verso opzioni ben precise. La pubblicitaàè una di queste armi, studiata apposta per conformare la nostra mente a cioàche essa si prefigge come obiettivo, ci illude che il tale o tal’altro prodotto detengono il potere di cambiarci la vita, di renderla piuàbella e appetibile e soprattutto, come dicevo prima, se non li possiedi, non sei.
Cadiamo in questa trappola anche quando facciamo diventare idoli non solo i beni materiali, ma tutto cioàa cui attribuiamo un valore che non ha e che viviamo percioàin maniera distorta, quando pensiamo di poter trovare il senso della nostra vita nelle immagini illusorie del mondo.
In questa cultura della visibilità, dell’avere a discapito dell’essere, urge tornare all’essenziale, alla semplicità. Amiamo la nostra vita cosiàcome è, amiamoci come siamo, se non riusciamo ad amarci qui ed ora non riusciremo a farlo mai, perchè anche domani saraàun nuovo qui ed ora, e ci ritroveremo in un interminabile ricerca della felicitaàche non raggiungeremo mai perchè sono sbagliati il dove, il come e il quando. Non dico che desiderare delle cose sia negativo anzi, è necessario per raggiungere degli obiettivi, ma se gli oggetti di questi desideri diventano la nostra vita, si sostituiscono ad essa, divenendo idoli senza i quali non esistiamo, non siamo, diventiamo sempre meno liberi e sempre piuàschiavi e quindi facilmente manovrabili. Eàsolo dando il primato a Dio, che tutto il resto prende il giusto valore, solo affidandosi a Lui che per vederti, considerarti e amarti non ha bisogno d’altro che tu sia te stesso, abbiamo la possibilitaàdi vederci, considerarci e amarci secondo il nostro vero valore, cioè in base a cioàche siamo realmente, e non a cioàche abbiamo. E termino questa riflessione con queste bellissime parole di Ghigo:
“Siete davvero e pienamente il Paradiso di Dio sulla terra e avete il compito di apprezzarvi in quanto tali, sia per voi stessi che per gli altri. Prendete atto del vostro valore e rendete gli altri consapevoli del loro agli occhi amorevoli del Padre. Se sperate, se credete, se amate siete un raggio di Luce potentissimo. Sappiate puntare su questo la vostra vita e siate sempre lieti. Con amore. Ghigo. (messaggio del 6 novembre -ultime dal cielo)