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Neanche io ti condanno (padre Alberto Maggi)

Questa che riporto oggi è l’introduzione del nuovo libro di padre Alberto Maggi (“Versetti pericolosi” ed. Fazi-collana Campo dei fiori), che si trova nel suo sito del quale ho inserito il link nella apposita sezione (studibiblici.it). Per quanto si tratti di un esperto biblista non propriamente ben visto dalla chiesa ufficiale, per le sue idee rivoluzionarie, trovo tuttavia, assolutamente, interessanti e apprezzabili alcuni suoi punti di vista, con i quali sono totalmente d’ accordo.

Sempre piuàspesso nella societaàe nella Chiesa si vanno affermando espressioni come valori non negoziabili... tolleranza zero... fare piazza pulita, termini che appartengono alle strutture di potere che difendono se stesse, ma che sono estranee al messaggio della buona notizia che i credenti hanno l’impegno di vivere e annunciare. Ogni potere, quando si sente minacciato, erige barriere difensive, si rifaàall’ordine, alla disciplina e all’ubbidienza. Ma la Chiesa, che non deve in alcunmodo assomigliare alle strutture di potere esistenti, non puoàin nessun caso emulare il linguaggio e i metodi della società. Su questo Gesuàera stato molto chiaro e anche severo, e ai discepoli, mossi dall’ambizione e dalla vanità, aveva detto: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono”e, dopo questa affermazione, non certo lusinghiera verso i governanti, aveva ammonito i suoi discepoli di non imitare in alcuna maniera i potenti: “Tra voi non saraàcosì, ma chi vuole diventare grande tra voi, saraàvostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo” (Mt 20,25-27).

Il Regno di Dio, che Gesuàè venuto ad annunciare e a inaugurare, richiede da parte di quanti vi aderiscono un cambio radicale dei valori esistenti nella società. Gesuàchiede di sostituire i rapporti di forza con quelli di amore, quelli di dominio con quelli di servizio, quelli di interesse con quelli di generosità. E questo non puoàessere una pia teoria, ma una pratica costante, un cambio che non puoàvenire formulato in una dottrina, ma deve essere visibile come caratteristica abituale e riconoscibile dei suoi seguaci.

Se è vero che la societaàcivile ha bisogno di leggi con obblighi, proibizioni e sanzioni contro i trasgressori, nella comunitaàcristiana i codici di comportamento sono altri. Come si fa a conciliare la “tolleranza zero” con il “perdonare settanta volte sette?” (Mt 18,22), il castigo con l’amore al nemico, la difesa intransigente di utopistiche dottrine con il bene concreto dell’uomo?

Con Gesuànon è piuàuna legge, fosse pure divina, a regolare i rapporti tra le persone, ma l’amore. La veritaàdel suo messaggio non puoàin alcun modo essere condizionata da situazioni contingenti. Nessuna emergenza permette di annacquare la buona notizia di Gesù. Farlo significa tradirlo. E tradire il messaggio di Gesuàequivale a tradire se stessi.

L’amore, l’unico atteggiamento che Gesuàha chiesto ai suoi di rendere manifesto in maniera tangibile, non puoàmai venire meno nella comunitaàche si rifaàal suo nome. Se quelli che nella societaàsi sentono emarginati e disprezzati, non trovano nella comunitaàcristiana un’accoglienza che prescinda dalle loro colpe, ma solo giudizi e condanne, questi perdono ogni speranza.

Quando la comunitaàdei seguaci di Gesuànon è capace di offrire uno sguardo di misericordia che esprima perdono, un abbraccio compassionevole che non consideri le colpe, significa che il sale ha perso il sapore e “a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente” (Mt 5,13). Le severe parole del Cristo sono chiare: se quelli che pensano di seguirlo non sono capaci di testimoniare amore, tenerezza e compassione, non servono a nulla, e meritano il disprezzo della societaàche da essi si attendeva nuova linfa vitale. Il giudizio, l’accusa, il rimprovero, il castigo, l’emarginazione, il disprezzo, tutto questo si trova anche troppo nella società, e Gesuànon è venuto ad appesantire con altre norme situazioni giaàinsostenibili, ma lui è la manifestazione di quell’amore che “non spezzeraàuna canna giaàincrinata, non spegneraàuna fiamma smorta” (Mt 12,20; Is 42,3).

Gesuàpropone un altro volto di Dio che, se accolto, fa nascere un nuovo modo di vivere. Il Padre di Gesuàè un Signore che non punisce e non castiga nessuno, ma a tutti offre amore incondizionato, piuàgrande di quello di una madre per il suo figliolo (“Si dimentica forse una donna del suo bambino, cosiàda non commuoversi per il figlio delle sue viscere?Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticheroàmai”, Is 49,15). L’amore di Dio non si arrende neanche di fronte all’evidenza, non arretra davanti al tradimento e al peccato, ma è capace di suscitare vita laàdove questa non c’è. Questo suo amore il Signore aveva cercato di farlo giungere agli uomini attraverso la voce dei profeti, ma evidentemente era un messaggio che era rimasto incompreso e inascoltato.

Poi, con Gesù, questo amore ha visto la sua massima espressione e manifestazione, ma stranamente fu fonte di scandalo fin dal suo primo apparire. Non solo i contemporanei di Gesuàsi sdegnarono per il suo atteggiamento verso i peccatori, ma anche le prime comunitaàcristiane ebbero difficoltaàad accogliere e praticare gli insegnamenti del Cristo, disattesi, annacquati e persino censurati. Come è stato possibile tutto cioÌ€?

La risposta va forse cercata nella tentazione del potere che, rifiutata nettamente da Gesù, è stata spesso accolta dai suoi seguaci. L’amore è utile per servire, non per comandare. Per dominare e comandare l’amore diventa un intralcio. Per sottomettere gli uomini c’è bisogno di inculcare paura, e la paura di Dio, del suo castigo, è la piuàefficace. Ma nessuna forma di amore è possibile laddove esiste la paura (1 Gv 4,18). Il Dio che mette paura, che giudica, condanna e castiga, è la divinitaàimposta da ogni istituzione religiosa che pretenda di esercitare un potere assoluto per sottomettere gli uomini ai suoi ordinamenti. Il Padre che libera da ogni paura, che non giudica, non condanna, ma a tutti incondizionatamente offre il suo amore, è la buona notizia che Gesuàha rivelato all’umanitaàper renderla felice.