Tratto da “La pace del cuore” di Jacques Philippe
Il grande dramma dell’uomo è che non ha fiducia in Dio. Cerca, allora di cavarsela in ogni circostanza, con le proprie forze, e si mette in ansia e si rende terribilmente infelice, invece di abbandonarsi fiducioso nelle mani tenere e pietose di suo Padre. Come è peroàingiustificata questa mancanza di fiducia! Non è assurdo che un bambino dubiti cosiàdi suo padre, quando questi è il migliore ed il piuàpotente che possa esistere quando è il Padre celeste?
Malgrado cioàè in questa assurditaàche viviamo tanto spesso. Ecco il dolce rimprovero che ci rivolge il Signore attraverso le parole di Caterina da Siena:
“ Perchè non hai fiducia in me, tuo Creatore? Perchè contare su te stesso? Non sono fedele e leale con te? Riscattato e ristabilito nella grazia in virtuàdel sangue del mio Figlio unico, l’uomo puoàdunque dire di aver sperimentato la mia fedeltà. Sembra tuttavia, dubitare ancora che io sia sufficientemente potente per soccorrerlo, forte per assisterlo e difenderlo dai suoi nemici, saggio per dare luce agli occhi della sua intelligenza, o clemente per volergli donare quanto necessiti alla sua salvezza. Sembrerebbe credere che io non abbia ricchezza e bellezza a sufficienza per fare la sua fortuna e donargli bellezza. Si potrebbe dire che abbia paura di non trovare presso di me pane per essere nutrito o indumenti per essere rivestito.” (Dialoghi cap. 140)
Quanti giovani ad esempio, esitano a donargli interamente la loro vita perchè dubitano che Dio sia capace di renderli pienamente felici, e cercando di assicurarsi la felicitaàda soli, si rendono infelici! Eàproprio allora che l’avversario riporta la sua vittoria: quando riesce a mettere nel cuore di un figlio di Dio, la diffidenza nei confronti di suo padre! Tutti gli uomini vengono al mondo segnati da questa diffidenza, questa è la traccia in noi del peccato originale. Tutta la nostra vita spirituale consiste, appunto, in un lungo processo di guarigione e di rieducazione, il cui scopo è il ritrovamento di questa fiducia perduta, aiutati dalla grazia dello Spirito santo che ci rende poco a poco capaci di dire in verità: Abbà, padre!
Uno degli ostacoli che si presentano è la nostra difficoltaàa credere nella Provvidenza e fino a quando non avremo sperimentato concretamente questa fedeltaàdi Dio che si prende cura di noi, avremo dei problemi a credere veramente e ad abbandonarci ad essa. Siamo delle teste dure, la parola di Dio non ci basta, vogliamo vedere almeno un po’, prima di credere! Non vediamo la Provvidenza agire intorno a noi in modo chiaro. Come fare per confidarvi?
Dobbiamo capire una cosa. Non si tratta di sperimentare per poi credere; bisogna prima credere, fare atti di fede, e allora si sperimenterà. In altre parole, possiamo verificare questo sostegno di Dio soltanto nella misura in cui gli lasciamo lo spazio necessario in cui potersi manifestare.
Vorrei portare un esempio: fin quando una persona che deve saltare col paracadute, non si saraàgettata nel vuoto, non potraàsentire le corde del paracadute che la sostengono. Bisogna prima fare il salto, solo in seguito ci si sentiraàportati. Cosiàè nella vita spirituale: “ Dio dona nella misura che attendiamo da lui”, dice san Giovanni della Croce, come pure san Francesco di Sales: ”La misura della divina Provvidenza a nostro riguardo è la fiducia che riponiamo in essa”.
Proprio questo è il vero problema. Molti non credono alla Provvidenza perchè non ne hanno mai fatto l’esperienza, e non possono farne l’esperienza, perchè non si decidono a fare il salto nel vuoto, il passo nella fede. Non lasciano mai al Signore la possibilitaàd’intervenire: calcolano tutto, prevedono tutto, cercano di risolvere ogni cosa, contano esclusivamente sui mezzi umani. I fondatori di ordini religiosi procedono con audacia in questo spirito di fede, acquistano case senza avere un soldo, accolgono poveri pur non avendo di che nutrirli. (Mi vengono in mente Chiara Amirante di Nuovi Orizzonti, oltre a Padre Pio, madre Teresa e tanti altri). E Dio compie miracoli per essi: arrivano degli assegni, si riempiono i granai. Troppo spesso, peroÌ€, qualche generazione piuàtardi si perde questa bella audacia, tutto è pianificato, contabilizzato, non si affronta una spesa senza la certezza di poterla sostenere con i mezzi a disposizione. Come potraàalloramanifestarsi la Provvidenza? Non c’è spazio per lei!
Ricordiamoci delle parole del Vangelo: “non preoccupatevi di cioàche mangerete o di cioàche indosserete, di tutte queste cose si preoccupano i pagani, il padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” (Mt 6,25-34)
Evidentemente non intendo dire che non si debba essere prudenti, pianificare bene i propri affari. Le nostre capacitaànaturali sono anch’esse strumenti nelle mani della Provvidenza. Tuttavia esiste una differenza enorme tra colui che, non credendo all’intervento di Dio, programma tutto fin nel minimo dettaglio e non intraprende nulla se non nella misura esatta delle sue possibilità, e colui che, fa tutto cioàche deve fare, ma si abbandona con fiducia a Dio che provvederaàa quanto gli è richiesto oltre il previsto. E quanto il Signore ci chiede va sempre oltre le naturali possibilitaàe previsioni umane! (La pace del cuore – EDB Jaques Philippe)
Vorrei aggiungere solo una cosa a questa bellissima riflessione che dice tutto, ed è che io sono tra quelli che possono dire, a ragion veduta, che è realmente così, la Provvidenza di Dio l’ho sperimentata ogni volta che gli ho dato la mia fiducia, ogni volta che gli ho affidato una difficoltaàda affrontare, un problema da risolvere, una decisione da prendere, la mia vita insomma. Ogni volta ho avuto l’aiuto che serviva, Dio è sempre stato fedele, ed è per questo che vi ho riportato questo passo di J. Philippe, perchè quando mi trovai a leggerlo, mi resi conto della veritaàdi queste parole avendo sperimentato, pienamente, il loro senso nella mia vita. Mi auguro che possiate e vogliate sperimentarlo anche voi. Lori.