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Diversamente Vivi (di Fabrizio Falconi)

Mi piace spesso usare per i nostri morti, la definizione di ‘diversamente vivi’. Non è un eufemismo e non è un gioco di parole. Dipende da come ci si pone di fronte al grande mistero della morte. Per molti, specialmente oggi, la morte non è altro che la fine biologica, e quindi la fine – in-sensata – di un’altra cosa in-sensata, che è la vita, frutto del caso. Per altri, e io sono uno di quelli, la morte non è la fine, ma il fine. Cioè lo scopo della nostra vita. Ed è molto curioso e interessante che la nostra lingua, la lingua italiana, nasconda nell’etimologia di questa parola, fine, un doppio significato così opposto. Se si ragiona in termini religiosi, trovare una spiegazione a fenomeni come quelli di Ghigo, o di Emilio (vedi sito www.diariodiunangelo.it tra i siti interessanti), che scelgono di manifestarsi dall’oltre-morte attraverso persone a loro care, con scritti o manifestazioni di varia natura, è piuttosto semplice. Fa infatti parte di qualunque tradizione religiosa, la convinzione che esista una vita oltre la morte, e che i morti possano manifestare la loro presenza in diversi modi anche ai vivi. Ma l’interesse per questo tipo di fenomeni – chi è cristiano e chi crede nella resurrezione, non si meraviglia di certo, non dovrebbe meravigliarsi - trascende le convinzioni puramente religiose. C’è infatti da considerare che noi sappiamo attualmente molto poco, quasi niente anzi, di cosa sia la morte, e soprattutto di cosa sia la vita.

Siamo calati in un mistero infinito, che solo ora cominciamo ad esplorare a tentoni, come un bambino che cammina nel buio.
Viviamo in un ambiente cosmico, un universo, che LA SCIENZA – non la religione – ci dice essere ‘vecchio’ di circa 14 miliardi di anni. Questo universo, ci dice LA SCIENZA – non la religione – non è L’UNICO universo, ma uno degli infiniti (?) universi che formano il cosiddetto ‘multiverso’. Questi universi, ci dice LA SCIENZA – non la religione – sono probabilmente collegati tra di loro attraverso quelle ‘smagliature’ chiamate buchi neri. Il tempo e lo spazio, come ci dice LA SCIENZA – non la religione – sono solo un accidente, una convenzione delle dimensioni che formano o fanno da sfondo al multi verso. La materia visibile, come ci dice LA SCIENZA – non la religione – è solo un accidente, appena il 5% di quanto è contenuto nell’universo, o negli universi. E il restante 95% è formato, ci dice LA SCIENZA – non la religione – da ‘materia oscura’ e da ‘energia oscura’, che non sappiamo ancora assolutamente cosa siano. In più, LA SCIENZA – non la religione – ci dice che esiste l’antimateria, e che ad ogni particella di materia, anche la piùinfinitesimale, corrisponde una particella contraria, invisibile, di carica opposta.

Ora, alla luce di tutto questo, di questo enorme, abbacinante mistero, come escludere che le voci e le presenze di coloro che non sono piuàvisibili e presenti in questa vita limitata e ‘reale’, ci siano ancora, seppure in una forma per noi in-visibile ?
A parte la logica, ciascuno di noi, se soltanto fa un po’ di silenzio nella propria chiassosa vita, puoàsperimentare una ‘forma di dialogo’ con le persone che non ci sono più. Io nella mia vita e nella mia esperienza, ne ho avuto diverse testimonianze, anche se non nelle forme ‘scritte’ e lineari con cui si sono manifestati Ghigo o Emilio.

Fenomeni nei confronti dei quali io nutro il piuàprofondo rispetto. Anche e soprattutto perchè i ‘diversamente vivi’ hanno molte cose da raccontare, importanti, a noi che siamo ancora qui; se soltanto noi abbiamo l’accortezza di fare, almeno per un poco, silenzio. Fabrizio Falconi

(n.d.r. Fabrizio oltre ad essere un caro amico, è uno stimatissimo giornalista che molti di voi, probabilmente, conoscono, e che oltre al resto, da tempo si interessa di temi profondi come quello di cui si tratta in questo sito, lo ringrazio con tutto il cuore per avermi concesso di inserire qui una sua riflessione che di certo contribuiraàad arricchirne i contenuti. Loredana)